ART IMHO Pensieri, parole e scarabocchi di Mirta Rotondo

Venere di Willendorf: la Venere scostumata

V

Si chiama Venere di Willendorf, ed è una sensuale donna di 30.000 anni. La Venere, alta 11 cm, è una statuetta in pietra calcarea oolitica, trovata nel 1903 su una terrazza a 30 metri di altezza sopra il Danubio (Austria).

La sua età e la sua prorompente femminilità, hanno fatto si che diventasse il principale simbolo dell’arte paleolitica, conferendole fascino ed una forte identità.

La statuetta, di colore rosso ocra, è la stilizzazione di una corpulenta donna in posizione eretta. Osservandola, ciò che attira immediatamente l’attenzione è la preponderanza di forme sferiche come le ipertrofiche ed invitanti carni di seno, pancia, gambe e sedere. Il suo viso non è visibile per via dell’elaborata pettinatura (simile ad una treccia arrotolata) che ricopre la sua testa per intero. Alcuni ipotizzano che l’elaborata pattern che ricopre il suo capo potrebbe, piuttosto, essere un cappello. A mio avviso, invece, si tratta di una taglio molto corto di capelli afro. L’intera figura si presenta simmetrica, difatti la si può immaginare contenuta in una forma a losanga, così come avviene nella maggior parte delle opere paleolitiche.

La pietra oolitica, con cui la Venere di Willendorf è scolpita, è stata probabilmente portata nella zona in cui è stata scoperta, da un’altra area geografica. Si presuppone quindi di avere a che fare con una popolazione nomade. Le società dell’Età della Pietra, secondo gli studiosi, basavano la loro sopravvivenza su attività quali caccia e raccolta, di conseguenza le donne non avevano modo di ingrassare facilmente, a meno che non avessero un qualche speciale status sociale. Quindi, perchè la Venere di Willendorf è così corpulenta? È forse il ritratto di una persona specifica? Un’altra opzione potrebbe essere quella di ipotizzare che la donna non era designata alla caccia ed alla raccolta, ma era l’uomo ad adempiere questi ruoli al suo posto (in tal caso la donna avrebbe avuto modo di ingrassare). Ad ulteriore conferma di questa seconda tesi, ci sono altre rappresentazioni artistiche del paleolitico, nelle quali la figura maschile è raffigurata come magra e slanciata. È quindi presumibile che la donna avesse un ruolo predominante nella società Paleolitica? Una società di tipo matriarcale ci suggerirebbe, senza alcun dubbio, un modo differente di percepire la femminilità ed il corpo femminile.

LA FIGURA DI “VENERE” E LA FEMMINILITÀ

Drawing by Carrie Behrens - sketchbookfactory.com

La figura di Venere per antonomasia, ci sovviene alla mente come la figura nota nell’arte Classica come la dea dell’amore sessuale e della bellezza. La Venere Classica è solitamente rappresentata come una donna che pudicamente copre le sue nudità. La Venere di Willendorf, invece, sorregge il suo seno con entrambe le mani quasi come se lo volesse offrire a chi ha di fronte. Perdipiù, la sua area inguinale è protundente ed “abbondante”. Il nome “Venus” attribuito alla Signora di Willendorf è forse legato a “le mont de Vénus” (termine francese che si riferisce al monte del pube)? L’enfasi adottata sui genitali della Venere paleolitica ci fa credere che il messaggio che l’artista voleva forse mettere in risalto, sia quello della fertilità e della proceazione.

“She also exhibits, in ways that are at once appealing (to most women, perhaps) and threatening (to most men, perhaps), a physical and sexual self that seems unrestrained, unfettered by cultural taboos and social conventions. She is an image of “natural” femaleness, of uninhibited female power, which “civilization,” in the figure of the Classical Venus, later sought to curtail and bring under control”.(Christopher L. C. E. Witcombe)

Identificare la Signora di Willendorf come una Venere fu probabilmente uno scherzo sciovinista, che sottolinea come sessualità e femminilità siano state imposte al mondo moderno da una cultura maschilista. In tal proposito, guardando la statuetta, è riscontrabile (a mio avviso) una vaga somiglianza tra i seni della Venere e il glande del pene maschile. Un’intuizione o pura casualità? E se la statuetta color rosso ocra avesse anche qualcosa a che fare con il sangue mestruale? Possono l’enfasi data alla vulva della Venere, la somiglianza al glande, il sangue, e le dimensioni ridotte della statuetta in qualche modo essere connesse l’una con l’altra?

I FETICCI

Concetti spirtuali e mistici, come quelli dei successivi immanentismo e paganesimo, non sono l’effetto bensì la causa della rappresentazione femminile; proprio per questo le statuette femminili del Paleolitico divennero icone distintive. Solitamente percepite come simili l’una con l’altra e dal significato univoco, queste statuette potrebbero avere ognuna funzioni differenti e singolari. Il colore rosso ocra potrebbe suggerire, oltre che una connessione con il sangue, attinenza al terreno. Forse la Venere veniva conficcata negli orti come buon auspicio per la raccolta? O magari utilizzata come feticcio protettivo di fronte alle abitazioni, così come fanno ancor’oggi alcune tribù Siberiane? Altre possibili teorie sono sull’utilizzo della statuetta come strumento magico per rituali e cerimonie funebri. In alcune tombe dell’Età della Pietra, in tal proposito, sono state rinvenute statuette con la testa rotta nonchè abbellimenti tombali simili alla pettinatura/cappello della Venere di Willendorf.

“Coloro i quali hanno considerato quelle statuette come dei feticci con potere innato, sono partiti dal fatto evidente che nella mentalità primitiva, la magia e le sue manifestazioni acquistano un ruolo centrale nella vita collettiva e individuale; ma si deve obiettare, fra le altre considerazioni, che un feticcio non è nulla in sé, se prima un contesto di credenze religiose non gli ha consegnato il potere di rappresentare – e di entrare in rapporto con – la potenza o essere superiore che lo rende attivo” (Rodriguez).

Drawing by George G  - draw365.blogspot.itIn questo abstract tratto dal libro “Dio è nato donna”, Rodriguez si focalizza sull’importanza attribuita al “magico” durante l’Età della Pietra. Il feticcio rimane una figura senza alcun significato, fino a che non gli viene attribuita una valenza specifica. Di conseguenza, il significato che attribuiamo oggi agli oggetti del passato ha una valenza storica al quanto opinabile e resta, ad ogni modo, correlata alla nostra attuale conoscenza. Questo mi permette di ipotizzare che l’iconica e femminile signora potrebbe magari essere stata (inconsciamente) un feticcio sessuale?

Stando a quanto analizzato da Freud, un feticcio è un oggetto, o immagine, utilizzato come sostituto simbolico di quegli oggetti assimilati dalla nostra mente come prime impressioni sessuali. Queste impressioni sono costantemente evocate, quindi permanentemente acquisite. È così che l’impressione diventa abitudine.

Un’abitudine è sostanzialmente il rifugio delle paure umane. Il feticcio rappresenta la fuga da una fobia e compensa ad un vuoto creato dall’incoscio. L’idealizzazione della donna come Femminino Sacro è un parziale e fantasmico raggiungimento della regressione narcisistica, causata dalla minaccia della castrazione psicoanalitica.

Potrebbe, quindi, la Venere di Willendorf essere un tentativo di riempire quel vuoto creato dall’inconscio attraverso il mezzo di una simbolica ed idealizzata statuetta della “Madre Terra”?

La “venere scostumata” si trova oggi al Museo di Storia e Natura di Vienna dove, all’interno di un tempio a lei dedicato, si mostra al pubblico avvolta dall’oscurità del suo mistero, illuminata da un faretto.

Opere citate

  • The Venus of Willendorf.” 2012. Ancient Craft. Web. 07/02/2013. .
  • Witcombe, Christopher L.C.E. “The Venus of Willendorf.” 2003. Art history resources. Web. 07/02/2013. .
  • Venere di Willendorf.” 2008. Arte-Click. Web. 07/02/2013. .
  • Forman, Kevin Brent. “Art history through the 15th century.” 2013. Academy of Art University. Web. 07/02/2013. .
  • Nude Woman (Venus of Willendorf).” Khan Academy. Web. 09/02/2013. .
  • Ponticelli, Giandomenico. “Le veneri del paleolitico superiore.” 2004. Evoluzionismo e storia. Web. 09/02/2013. .
  • Rizzi, Marie Madeleine. “I feticci sessuali”. 2010. Argo-vr. Web. 09/02/2013. < http://www.argo-vr.net>.
  • Roveretto, Massimiliano. “La questione del feticismo in Freud.” Tesi di Dottorato di Ricerca. Università degli Studi di Trieste, Dipartimento di Filosofia, 2008/2009. File Pdf.
  • Rodriguez, Pepe. “Dio è nato donna.” Editori Riuniti.
  • Behrens, Carrie . “Art History Showdown: Venus vs. Venus” 2011. Sketchbook Factory. Web. 03/03/2013.
  • George G “The Penis of Willendorf ” 2011. Project 365: Draw The Line. Web. 03/03/2013.

Saggio di Mirta Rotondo. Professor Kevin Brent Forman. LA 120 OL1. Academy of Art University (San Francisco, CA).

By Mirta
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