L’allegoria de “Il Buon Pastore” del Mausoleo di Galla Placida a Ravenna (ca. 425 dC) rappresenta Cristo insieme al suo gregge. Cristo si occupa dei suoi devoti, così come il pastore guida le sue pecore. La figura, posizionata al centro del mosaico, rappresenta Cristo imberbe seduto su una roccia. Egli, che si sorregge ad una croce d’oro, indossa una tunica blu e dorata simbolo della sua sacralità e regalità. L’aureola, secondo il Cristianesimo, è simbolo di santità. La scena è ambientata in un paesaggio schematico formato da rocce sporadiche, cespugli ed erba.
La ricerca anatomica di quest’opera bizantina, paragonata alle precedenti opere Greche e Romane, risulta piatta, mentre è evidente un’attenzione al naturalismo. Nonostante la sua semplicità stilistica, l’opera risulta essere piuttosto sofisticata rispetto alle precedenti opere pittoriche delle catacombe Cristiane. Ciò è palesato dalle innovazioni applicate alla composizione. Le figure sono posizionate su vari livelli, conferendo così una dimensione spaziale. Nonostante la plasticità delle figure, le pose mostrano una ricerca per il movimento che conferisce all’opera una dimensione temporale. Cristo, ad esempio, sta guardando verso sinistra (direzione opposta alla croce) mentre il suo corpo è rivolto verso destra. La torsione del busto ed i piedi incrociati conferiscono dinamicità alla figura.
Ciò che ha attirato la mia attenzione è l’uso del gradiente sullo sfondo. I tasselli del mosaico utilizzati per il cielo, che vanno dall’azzurro chiaro al blu scuro, “suggeriscono dimensionalità ed illusionismo.” (Forman) La stessa tecnica verrà utilizzata nel 1904 da Antoni Gaudì, maestro del Modernismo Catalano, nel rivestimento delle pareti della scalinata interna di Casa Batllò. In entrambe le opere discusse, è forte la ricerca e l’ispirazione a soggetti naturali. La gradazione dei mosaici è, in entrambi i casi, simbolo di connessione con il cielo.